La sfida di Pasini: "Brescia in B in tre anni col nostro stile"

La passione del calcio di una volta in Italia (quello che piaceva e vinceva). Un progetto strutturato nel tempo (radicato nel professionismo). Parola d’ordine, allargare gli orizzonti: “Vogliamo essere la squadra non di una città ma di un’intera provincia”, dice Giuseppe Pasini, presidente dell’Union Brescia che colma il cratere lasciato dal tracollo della gestione-Cellino. Obiettivo: “Serie B entro 3 anni”. Il predecessore, che ha cancellato 114 anni di storia, era il più scaramantico dei presidenti: il karma vuole che il nuovo che avanza sia nato il 17 agosto e abbia ridato vita al calcio biancazzurro il 17 luglio. “Il 17 a me porta fortuna”, sorride Pasini, presidente di Feralpi Group (tra i principali produttori siderurgici in Europa) e di Confindustria Lombardia. Con la Feralpisalò era salito in B; terzo nell’ultima stagione in C, si è trasferito dal lago alla città tutto-compreso: rosa, staff, vivaio e categoria.
Un bresciano alla guida del Brescia. Union per fare gioco di squadra?
“Questo è lo spirito. Ci sono tanti imprenditori con me, alcuni entreranno nel cda. Tutte imprese del territorio. Una garanzia per il futuro: vogliamo riportare Brescia dove merita”.
Decisivo quel caffè a casa della sindaca Castelletti?
“Sì. L’intesa col Comune è fondamentale. La sindaca era preoccupata perché il Brescia stava sparendo, io ho dato la mia disponibilità a patto di non esser solo. Sento forte il lato romantico di questo progetto e la responsabilità nei confronti dei tifosi: il calcio non è solo un’azienda, è una passione popolare. Appartiene alla gente. Non rispondo solo ad azionisti e dipendenti, ma a una comunità di un milione e 300 mila persone. Questo è il Brescia di tutti i bresciani”.
I ricorsi di Cellino, il tentativo di nascere del Calcio Brescia 1911 Asd: si aspettava queste iniziative?
“Sì. Le prevedevo, per il resto vedo più che altro delle mosse politiche. Sono tranquillo, il nostro progetto ha basi solide. E ringrazio i presidenti di Palermo e Südtirol, Mirri e Comper, che mi hanno telefonato per congratularsi”.
I tifosi della Curva Nord hanno sposato il progetto e la campagna-abbonamenti ha subito superato quota 2.300.
“Sono felice, si è risvegliato l’orgoglio di una piazza che ha visto fare grandi cose a Bergamo e non si sente inferiore. Lo stadio sarà all’insegna dell’inclusività, con un pitch box riservato alle persone con disabilità”.
Prima la Feralpi Lonato, poi la Feralpisalò, ora l’Union Brescia. S’immaginava questo percorso da presidente?
“Da ragazzo ero uno sciatore: ho fatto i campionati regionali, la Coppa Italia. Quando avevo poco più di vent’anni è stato male mio padre Carlo e mi sono dedicato all’azienda di famiglia. Mio papà a Lonato aveva preso in mano la squadra del paese e io ho continuato; dopo la fusione col Salò Valsabbia è nata la Feralpisalò e ci siamo tolti soddisfazioni come salire in B, vincere a Cremona e a Genova contro la Sampdoria di Pirlo. Ma in quella stagione ho capito che a Salò non avevamo la forza necessaria: nel girone d’andata gli arbitraggi ci massacrarono. Con l’Union Brescia spesso in trasferta sarà come giocare in casa e il fattore ambientale conta”.
Lascia lo stadio Turina al Salò Benaco (Seconda categoria), mentre al Rigamonti nell’Union Brescia porta una rosa rinforzata con elementi da B come Vido.
“Dai nuovi mi aspetto il salto di qualità. Dovranno sposare i valori di un gruppo serio e affiatato”.
Chi teme di più nella corsa-promozione?
“Il Vicenza da tempo lotta per vincere il campionato. Vedo in pole il Cittadella, abituato alla B. Sarà dura, a partire dai derby con Lumezzane e Ospitaletto. Ma siamo pronti, con entusiasmo”.
La Gazzetta dello Sport